BECK-OLA
Emi (Riedizione)
Jeff Beck ha inventato l’heavy metal? Jeff Beck avrebbe potuto rivaleggiare con Jimi? Jeff Beck è l’uomo senza il quale Steve Vai, Joe Satriani, Eddie Van Halen non sarebbero mai esistiti?
Sì, più o meno.
Questo cattedratico della chitarra elettrica, un genio sprecato e indolente che ha attraversato la scena musicale della seconda metà degli anni Sessanta come una scheggia impazzita senza avere mai firmato un classico degno di questo nome, si è assicurato un posto al vertice nella storia del rock grazie a frequentazioni talmente high class (da Yardbirds a Vanilla Fudge, per citarne un paio) e a una tecnica così sopraffina da garantirgli una reputazione eccellente tra colleghi e fans.
“Beck Ola” è quello che oggi chiameremmo un “Volume II”, solo che al tempo della sua pubblicazione non era ancora chiaro che The Jeff Beck Group fosse giunto al capolinea. Dopo “Truth” dell’anno precedente, nel 1969 la superband con Beck alla chitarra, Rod Stewart al microfono, Ronnie Wood al basso, Tony Newman (il sostituto di Micky Waller) alla batteria e Nicky Hopkins alle tastiere diede alle stampe questa raccolta con in copertina un bel Magritte (la mela verde de “La chambre d’ecoute”).
Le enciclopedie del rock sono abbastanza concordi nell’attribuire a questo album un ruolo pivotale: il punto di passaggio dall’hard rock all’heavy metal. Sono d’accordo. E’, però, una questione di attitudine e di stile più che di tecnica e strumentazione: l’heavy metal che conosciamo oggi è figlio di decenni di concerti ad alto wattaggio suonati in stadi con sistemi di amplificazione che allora non erano disponibili, e istintivamente lo associamo a impasti sonori densi e lancinanti e a voci molto “gridate”. Qui, di tutto ciò, ci sono i prodromi... Qui abbiamo Rod Stewart che, con i suoi compari, fa a pezzi “All shook up” di Elvis. La fa a pezzi scientificamente, perché sta sperimentando qualcosa di nuovo, e credo che al Re sia piaciuta questa cover da stravolti, ma originale (in questo CD rimasterizzato, ne abbiamo addirittura due versioni, così come per “Jailhouse rock”).
The Jeff Beck Group assemblava cinque grandi talenti musicali che, tecnicamente già sbocciati, erano però lontani (e per buona parte della loro carriera avrebbero continuato a restarlo) da una vena compositiva propria; diversamente, sarebbero stati alla pari con Led Zeppelin e Rolling Stones. Ma questi ragazzi poco più che ventenni erano consapevoli del loro status. Rissosi, perennemente con la bottiglia in mano, le mani addosso ai colleghi e sulle tette delle groupies che ne allietarono i tour per un paio d’anni, ciascuno era diretto “altrove”. Beck voleva solo suonare, e bene: fanculo la classifica; Rod puntava alla carriera solista e con Ronnie sarebbe presto finito nei Faces prima di iniziarla con successo; Nicky Hopkins era l’anima gospel di passaggio (ascoltare la sua “Girl from Mill Valley” a riprova).
“Beck Ola” viene oggi ripubblicato come “remastered” e regala quattro bonus tracks oltre ai sette brani di trentacinque anni fa, tra i quali spicca “Sweet little angel” di B.B. King. Il CD è una pietra miliare. Si propone o come memento (per la fascia di età che va dai trentacinque ai cinquant’anni circa) oppure – qualora rivolto ai più giovani - come formidabile documentario in audio e in testo (buono il booklet che lo correda).
Quanto a Jeff Beck, qui lo si coglie al suo meglio. Maturo dopo la rivelazione negli Yardbirds, concentrato prima dei Vanilla Fudge e di un paio di decenni caratterizzati dalla scarsità della sua erratica produzione discografica (bilanciata dalla sua frequente presenza in veste di superospite nei dischi di alcuni tra i “migliori”: v. “Primitive cool” di Mick Jagger su tutti), in “Beck-Ola” era al centro di un vero gruppo. Peccato che non abbia sfruttato la sponda di un grande cantante che, mai come allora, sarebbe stato perfetto per offrire alle sue “visioni” un passaggio sicuro verso ben altre mete.
TRACKLIST:
“All shook up”
“Spanish boots”
“Girl from Mill Valley”
“Jailhouse rock”
“Plynth (water down the drain) ”
“Hangman's knee”
“Rice pudding”
BONUS TRACKS:
“Sweet little angel”
“Throw down a line”
“All shook up”
“Jailhouse rock”
Giampiero Di Carlo
da Rockol.it[Modificato da kdario129 12/07/2004 19.24]