L'AVVOCATO MILLS E L'AMICO GENEROSO

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INES TABUSSO
00martedì 21 febbraio 2006 19:47
LA STAMPA
21 febbraio 2006
ALL IBERIAN, MILLS SMENTISCE SE STESSO
PAOLO COLONNELLO

www.senato.it/notizie/RassUffStampa/060221/a0g5a.tif


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CORRIERE DELLA SERA
21 febbraio 2006
L’avvocato che creò le società offshore Fininvest smentisce l’intervista al «Telegraph»
Mills: mai avuto pressioni dai pm

Un verbale svela: si offrì come confidente, ma la Procura rifiutò
MILANO - «I pm milanesi non mi hanno estorto alcuna confessione». Mai detto al Sunday Telegraph di domenica scorsa, smentisce ora David Mills, l’avvocato inglese che (prima in una lettera ai suoi commercialisti il 2 febbraio 2004 e poi in un interrogatorio ai pm milanesi il 18 luglio 2004) spiegò di aver ricevuto dal top manager Fininvest Carlo Bernasconi 600mila dollari a titolo di «regalo» destinatogli da Silvio Berlusconi per le deposizioni con le quali il teste Mills nel 1997 e 1998 avrebbe evitato di mettere «Mr. B nel mare di guai in cui l’avrei buttato se soltanto avessi detto tutta la verità».

CONFIDENTE? NO, GRAZIE - Ben prima di domenica, del resto, Mills aveva già ritrattato le accuse a Berlusconi quando il 7 novembre 2004 era tornato dai pm milanesi con il memoriale nel quale aveva cambiato versione, e sostenuto di aver mentito (nella lettera e nell’interrogatorio) per nascondere al fisco inglese che in realtà i soldi gli erano arrivati nel 1997 non da soggetti riconducibili a Berlusconi o alla Fininvest, ma da un proprio cliente, l’armatore napoletano Diego Attanasio (che però era detenuto a Salerno e ha contraddetto Mills, al pari dei pure tirati in ballo Flavio Briatore e Paolo Marcucci). In occasione di questa ritrattazione (sulla quale è attestato ancor oggi), Mills non aveva fatto alcun cenno a pressioni subite dai pm «ostili» il 18 luglio.
Anzi, a quegli stessi pm si era offerto come una sorta di «confidente», in una proposta subito rispedita al mittente dalla Procura, secondo quanto si ricava proprio dal verbale di quel 7 novembre, letto e sottoscritto dallo stesso Mills: «Si dà atto che l’indagato dichiara di essere disponibile a fornire alcune delucidazioni in modo informale sul contenuto della memoria, ma non a rendere interrogatorio formale. L’Ufficio, preso atto, non potendosi procedere all’acquisizione di dichiarazioni informali, dichiara chiuso il verbale».


IL DIFENSORE: NESSUNA ANOMALIA - La seconda ragione era che, nel famoso interrogatorio del 18 luglio in cui gli sarebbero state «estorte» le ammissioni su Berlusconi, Mills non era solo nelle «fauci» dei pm, ma affiancato dal suo difensore di fiducia, il che rendeva poco plausibile la tesi «ho firmato quello che i pm volevano che dicessi». E infatti ieri, a scanso di equivoci, proprio l’avvocato di Mills, Federico Cecconi, oltre a riferire la smentita di Mills «che si trova in America», chiarisce: «Fu un interrogatorio lungo, complesso, ma condotto in modo lineare. Non ci fu nulla di anomalo. Sarebbe assurdo e stupido, da parte nostra, esprimere doglianze a distanza di un anno e mezzo. Non voglio adombrare la sia pur minima anomalia nel comportamento di pm che stimo da anni.Voglio sperare sia stato un semplice equivoco e non una strumentalizzazione di qualche giornalista».


I SOLDI DEL MANAGER - Nel frattempo, agli atti c’è anche un’altra lettera scritta da Mills in epoca non sospetta, e cioè nell’aprile 2004, stavolta indirizzata al fisco inglese. E qui Mills dà una versione intermedia rispetto alla prima (soldi da Bernasconi come regalo di Berlusconi per le testimonianze) e l’ultima (soldi non di Berlusconi ma del cliente Attanasio): Mills, infatti, ribadisce di aver avuto i soldi dal manager Fininvest Bernasconi (scomparso nel 2001), ma sostiene che costui glieli diede da amico, a titolo e per ragioni del tutto personali ed estranee a Fininvest. Versione, per la verità, già all’epoca accolta con scetticismo dal commercialista Bob Drennan, che chiese a Mills: ma scusa, tu «che rapporto avevi con Bernasconi? Come padre/figlio? Figlio adottivo?».
lferrarella@corriere.it
Luigi Ferrarella
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